Benvenuti dalla vostra Zetakappa e da tutto il team del Fantaforecasting! Noi tutto bene e speriamo anche voi! Nel nostro ZK Lab, tra una fetta di panettone e un bicchiere di spumante, non smettiamo di lavorare per intravedere cosa riserva il futuro e quali indicatori tenere d’occhio. E se il 2022 e il 2023 sono stati certamente anni turbolenti, pensiamo che il 2024 potrebbe riservare sorprese ancora più grandi. Per voi abbiamo quindi messo insieme questi due “macro” trend da tenere d’occhio per il 2024. Non perdeteli! Sicuramente ispireranno tanti dei nuovi quesiti del nostro campionato!
UNO: Anno elettorale da record
Il 2024 sarà storicamente l’anno in cui si materializzeranno il più grande numero di elezioni nazionali in tutto mondo. Quaranta paesi sceglieranno i propri leader e rappresentanti. In alcuni, come la Russia, la scelta appare scontata. In altri, come gli Stati Uniti, l’esito invece è tutt’altro che certo, con potenziali significative ripercussioni per numerosi scenari globali.
Alcuni di questi appuntamenti elettorali hanno un valore prevalentemente locale, con scarse ripercussioni per il resto del mondo. Altre invece sono destinate ad avere un impatto ben al di fuori dai confini nazionali. Ovviamente le elezioni più determinanti appaiono essere quelle presidenziali negli Stati Uniti, che si terranno a novembre come da tradizione. Ma le elezioni americane non sono assolutamente l’unico appuntamento cruciale di quest’anno. Di seguito trovate una lista delle elezioni che Zetakappa ritiene più cruciali in ordine cronologico:
Elezioni presidenziali a Taiwan (Gennaio): la contesa è destinata ad influenzare gli sviluppi nei prossimi anni delle tensioni con la Cina e i rapporti con gli USA.
Elezioni legislative in Bangladesh (Gennaio): Dopo anni di brillante crescita economica che ha visto milioni di bengalesi uscire dalla povertà, il paese si avvicina alle elezioni attraversato da gravi tensioni economiche, sociali e politiche, con grandi proteste di piazza che potrebbero acutizzarsi con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale.
Elezioni legislative in Pakistan (Febbraio): le elezioni si approssimano nel mezzo di uno dei periodi più drammatici della storia del Pakistan contemporaneo. Il paese è alle prese con la più grave crisi economica dal Dopoguerra mentre affronta persistenti minacce terroristiche. Come prevedibile le tensioni politiche sono alle stelle.
Elezioni presidenziali in Russia (Marzo): Nonostante l’esito appaia scontato, le dinamiche che caratterizzeranno questo appuntamento elettorale sono considerate potenziali segnali del grado di stabilità e gradimento dell’attuale governo.
Elezioni legislative e presidenziali in Indonesia (Febbraio): Indonesia è la terza democrazia più grande del mondo per numero di abitanti e una delle grandi potenze emergenti del Sud-Est asiatico.
Elezioni legislative e presidenziali in India (Aprile-Maggio): Le elezioni sono considerate un test cruciale sull’operato del presidente Modi e per il futuro della sua leadership su quello che è recentemente diventato il paese più grande del mondo in termini demografici e una nuova potenza economica in divenire.
Elezioni del Parlamento europeo (Giugno): A seguito della crescita delle formazioni populiste ed estreme in vari paesi d’Europa, questo appuntamento elettorale vede in dubbio la capacità del Partito Popolare Europeo e del Partito Socialista Europeo di mantenere il loro ruolo dominante.
Elezioni presidenziali americane (Novembre): una scelta con ricadute determinanti per molti scenari internazionali, dalla guerra in Ucraina, alle tensioni in Medio ed Estremo Oriente.
Elezioni legislative in Sud Africa (data da stabilire): la più grande economia africana si avvicina a questo appuntamento elettorale nel mezzo di una grave crisi economica e crescenti tensioni sociali e politiche.
Elezioni legislative in Georgia (data da stabilire): il Paese caucasico é soggetto a continue crisi politiche, dovute alle tendenze autoritarie del partito di governo Sogno Georgiano e amplificate dalla scomoda posizione geopolitica fra Russia, Turchia, Iran ed Europa. Diventato Paese candidato all’UE nel 2023, Tbilisi potrebbe essere la prossima vittima dello scontro politico fra Russia e Occidente.
DUE: Inflazione: gli ultimi due anni potrebbero essere solo l’inizio
Se avete letto il paragrafo qui sopra sarete probabilmente incappati in numerosi paesi descritti come nel mezzo di “forti tensioni economiche e sociali”. I fattori dietro queste tensioni sono ovviamente spesso specifici alla situazione domestica di ogni paese. Ma sullo sfondo delle singole specificità vi è la grande crescita dell’inflazione in tutto il mondo di questi ultimi due anni. A sua volta seguita dal più grande rialzo dei tassi di interesse in oltre 30 anni da parte delle principali banche centrali, disperate di riuscire a contenere l’ondata inflazionaria. Per comprenderne le ripercussioni non c’è bisogno di essere esperti economisti. Ognuno di noi ha visto il conto del supermercato alzarsi vistosamente in questi due anni. E coloro che sono alle prese con mutui e prestiti hanno avuto brutte sorprese dall’incremento dei tassi di interesse richiesti da banche e istituzioni finanziarie.
Ma non sono solo le nostre tasche di singoli cittadini a soffrirne. In tutto il mondo nazioni povere ed emergenti con grandi debiti pubblici e privati hanno visto alzarsi, spesso in modo insostenibile, i costi di mantenimento e rifinanziamento dei propri debiti. In questi ultimi anni, infatti, tanti investitori internazionali avevano messo i propri soldi in queste economie, attirati da tassi di interesse ben più alti di quelli delle economie avanzate. Ma ora che anche quest’ultime hanno cominciato a offrire rendimenti competitivi, le economie più povere si trovato a dover offrire tassi proibitivi per evitare la fuoriuscita di capitali. Sri Lanka, Zambia, Ghana, Libano, Ecuador e, recentemente, l’Etiopia hanno già dichiarato default. Altri paesi come Pakistan, Egitto, Tunisia, Bolivia potrebbero seguire a breve.
Ad ascoltare le previsioni dei mercati di queste ultime settimane sembra che le cose debbano però migliorare presto. I recenti incoraggianti dati sull’inflazione in ribasso sembrano aprire la strada a tagli dei tassi di interesse in America ed Europa già nel 2024. Noi degli ZK Labs pensiamo però che tutto questo ottimismo potrebbe essere prematuro. E se anche ci saranno, questi tagli saranno purtroppo abbastanza contenuti. Il motivo è semplice: troppi fattori si stanno accumulando per tenere l’inflazione ancora piuttosto alta nei mesi e anni a venire. Ecco qua quelli che secondo noi sono i quattro più importanti tra questi fattori:
Tensioni internazionali: guerre e conflitti sono in aumento, così come le tensioni tra le potenze più importanti come USA e Cina. A soffrirne sono spesso le catene di produzione globalizzate, sempre più esposte a nuovi rischi. Basta pensare al repentino aumento dei prezzi del grano dopo che la Russia ha aggredito “il granaio del mondo” (l’Ucraina) o gli attacchi missilistici da parte degli Houthi yemeniti contro il le navi commerciali nel Mar Rosso, una delle principali arterie marittime del mondo. Aziende e Stati hanno deciso di contrastare la vulnerabilità di catene di valore globali riportando vicino a casa alcune fasi produttive, al netto di un costo maggiore. La Germania, per esempio, ha deciso di investire 10 miliardi di euro per la costruzione di una fabbrica di semiconduttori Intel a Magdeburgo. La spesa pubblica inietta soldi nel sistema economico, e in tempi normali finanziare un impianto da 3.000 posti di lavoro con così tanti soldi sarebbe visto come una mossa insensata. Ma la prospettiva di una guerra fra Cina e Taiwan, Paese produttore numero 1 di chip al mondo, è sufficiente per favorire l’opzione più sicura: avviare la produzione di chip in Europa sarà anche costoso e poco efficiente, ma è sicuramente meglio di correre il rischio di rimanere a secco di quella che è ormai una risorsa economica critica.
Governi e imprese sentono sempre più il bisogno di mettere al sicuro le proprie catene di approvvigionamento, diversificandole e riallocandole in paesi più sicuri ma spesso anche meno a buon mercato. Insicurezza e costi più alti rischiando di diventare la regola. Difficile, purtroppo, che questo non si rifletta sui costi di molti beni. É saggio non mettere tutte le proprie uova nello stesso paniere, ma comprare altre ceste e mantenerle in buono stato comporta costi strutturali probabilmente maggiori.
Cambiamento climatico: inverni sempre più caldi e ghiacciai in scioglimento non mettono in pericolo solo orsi polari e fabbricanti di caloriferi. Gli shock climatici, sempre più frequenti, mettono in pericolo anche i raccolti. La siccità in Asia sta già portando alle stelle il prezzo del riso. La guerra in Ucraina e il vistoso calo delle esportazioni di Kiev (vedi il paragrafo sopra) ha reso sempre più teso il mercato del grano. Basta uno shock in uno dei grandi produttori come Russia, USA o Australia per riportare i prezzi del grano e di altre materie prime alimentari ai record del 2022.
Transizione energetica: il clima che cambia e il bisogno di ridurre il consumo di idrocarburi sono ormai all’ordine del giorno. E certo, in teoria l’energia rinnovabile ha il potenziale di essere più economica oltre che salutare. Ma non possiamo cantare vittoria troppo presto. Prima di arrivare a un mondo alimentato dalle energie rinnovabili bisogna completare una lunga transizione. Una intera industria per pannelli solari, pale eoliche, batterie e molte altri beni ad alta tecnologia va messa in funzione e alimentata con nuove materie prime come metalli e terre rare… che non costano poco! Da una parte, gli enormi investimenti iniziali andranno ammortizzati nel corso degli anni, aumentando i prezzi dei prodotti per ripagare il costo di acquistare nuovi macchinari, sviluppare nuovi prodotti, eccetera. Dall’altra parte, i governi dovranno per forza di cose aprire i rubinetti della spesa pubblica, iniettando altra liquidità nel sistema, e sostenendo i cittadini meno abbienti che all’improvviso si vedranno dover spendere di più per prodotti "green". Come se non bastasse, inoltre, questi materiali sono spesso controllati da paesi non necessariamente amichevoli (vedi ancora il paragrafo sulle tensioni internazionali) il che complica ancora di più le cose, oltre che far aumentare i costi. La transizione energetica in atto, insomma, sembra destinata anche lei a spingere in alto i prezzi dell’energia (e non solo) per il prossimo futuro.
Demografia: stiamo invecchiando! E se questo fino a poco tempo fa sembrava vero solo per i paesi occidentali sta diventando progressivamente vero ormai anche per la Cina e gran parte dei paesi del mondo (al di fuori di quelli africani). Se da una parte questa può essere una buona notizia per le risorse globali che non dovranno sobbarcarsi una popolazione globale ancora più enorme, non è certamente una buona notizia per l’inflazione nel lungo termine. Una demografia stagnante vuol dire meno forza lavoro e meno forza lavoro significa, in Europa come in Asia, prezzi più alti per quella che c’è. Buone notizie per i futuri lavoratori quindi, che cominciano ad avere più potere contrattuale. Ma notizie meno buone per chi spera in un ritorno dell’inflazione ai bassissimi livelli degli ultimi 20 anni. In questi decenni, infatti, la delocalizzazione in Asia aveva permesso di contenere i prezzi di produzione di migliaia di beni. Ma i costi in Asia stanno crescendo. E in un mondo che invecchia è difficile trovare nuovi posti dove il lavoro costi così poco.
Insomma, il mondo sta cambiando velocemente e il 2024 rischia di essere turbolento quanto e più degli anni appena passati! Cosa possiamo fare per non farci sorprendere? Beh, tanto per cominciare teniamoci forte e non dimentichiamo di inserire le nostre previsioni per i quesiti del Fantaforecasting che riguardano le elezioni del 2024 e il futuro dell’economia globale! Non dimenticate.. La nostra saggezza collettiva è lo strumento più potente che abbiamo per prevedere il futuro!